domenica 4 ottobre 2009

CATULLO - CARME 51

CARME 51
Ille mi par esse deo videtur, ille, si fas est, superare digos, qui sedens adversus identidem te spectat et audid dulce videntem, misero quod omnis elidit sensus mihi: non simul te, Lesbia aspexi, mihi est super mi vocis in ore; lingua sed torpet, tenuis sub ertus clon demovet, sonitu suopte tintinant aures, genita teguntur lumina nocte. Otium Catulle tibi molestum est, otio exultasminiumque gestis; otium et veges prius et beatos perdidit urbes.

TRADUZIONE
Assomiglia a un dio, superiore, se è lecito, agli dei colui che guarda e insistentemente ascolta che ridi dolcemente te stando seduto di fronte ciò a me misero strappa tutti i sensi: infatti o Lesbia, appena ti vedo non mi rimane un filo di voce; ma la lingua si intorpidisce, una fiamma sottile si diffonde sotto le membra, le orecchie risuonano di un rimbombo particolare. Gli occhi si appannano di notte. L'ozio, o Catullo, ti è dannoso a causa dell'ozio ti esalti e sfreni troppo; l'ozio un tempo rovinò re e città prospere.

Nessun commento:

Posta un commento